La Redazione di Argomenti, ha intervistato Gregorio Zamparini, volto conosciuto nella città di Frascati, sia per le sue doti umani e soprattutto per la sua semplicità ed altruismo. Insieme al fratello Angelo, iniziarono come umili artigiani e poi divenuti Imprenditori.
Nell’intervista traspare la grande sensibilità di Gregorio, nel ricordare suo fratello Angelo e gli anni trascorsi insieme a lavorare. L’amore per la famiglia, la moglie, figli, nuore e nipoti.
Come nasce la sua passione per le automobili e per la professione di carrozziere?
Nel 1947, insieme alla mia famiglia ci trasferimmo a Frascati, provenienti da VeJano (Viterbo). Mio padre aveva una balilla e si adattava a fare l’autista a Roma. Al termine delle scuole, mio padre mandò il sottoscritto e mio fratello Angelo a lavorare da un suo amico carrozziere. Avevo 13 anni e mio fratello Angelo 17. Iniziammo all’interno di una carrozzeria. Come tutti, facemmo la gavetta.
Dopo quattro anni, mio fratello aprì un piccolo laboratorio di carrozzeria a Frascati, proseguii a lavorare altri quattro anni a Roma e poi mi misi a lavorare con mio fratello. Ci caratterizzammo sin dall’inizio, in quanto lui faceva il battittore ed io il verniciatore.
Negli anni ’60, aprimmo insieme ad Angelo un piccolo laboratorio presso Borgo san Rocco. Le dimensioni del locale erano davvero piccole, un laboratorio acerbo, nello stesso tempo avevamo un grande amore per il lavoro. Si lavorava da Lunedì al Sabato tutto il giorno e la Domenica mezza giornata.
Si lavorava con le auto balilla, le prime 1.100 e soprattutto iniziavano i primi apporti alle auto. Ricordo con le stesse topolino, dove ai attuavano modifiche nell’apertura dei finestrini. Da scorrevoli a scendenti e l’automobile ricavava all’interno un pò più di spazio.
Ricordo anche i lavori dove si facevano i primi Pick Up creati artigianalmente, togliendo la parte posteriore dell’auto, praticamente sia delle automobili balilla che millecento, le quali munite di telaio si prestavano all’applicazione del cassone fornito dal “fagocchio” (nominativo della figura del falegname del passato).
Dopo Borgo San Rocco, il lavoro aumentava ed insieme ad Angelo ci trasferimmo a Via Manara, il locale era più grande e ci consentiva di lavorare più macchine. Ricordo piacevolmente quando il lavoro era difficoltoso, chiamavamo un nostro collega, nonchè grande maestro ed amico con grande esperienza. Con piacevolezza lavorava con noi e poi lo portavamo a mangiare le fettuccine alla trattoria Tarriciotti, situata in Via Gregoriana.
Pieno di soddisfazione per aver aiutato i suoi allievi, il nostro amico tornava a Roma. C’era grande rispetto tra colleghi e soprattutto rapporti umani.
Come conciliava famiglia e lavoro?
Ho sempre creduto nei valori della famiglia, una grande moglie al mio fianco che si occupava della crescita dei figli. In quegli anni, con i primi utili, iniziavo ad investire nel settore immobiliare.
Decidemmo di trasferirsi a Via Sciadonna ed iniziava la vita imprenditoriale. Poi purtroppo ci fu la morte di mio fratello Angelo.
Eravamo molto legati, si stava sempre insieme e soprattutto abbiamo sempre lavorato in sinergia. Dopo la morte, insieme ai miei figli e nipoti (figli di Angelo),con rispetto ed armonia di ognuno di Noi, abbiamo deciso di dividere le strade se pure a malincuore.
Una grande esperienza di vita ed imprenditoriale. Cosa consiglia d un giovane che vuole cimentarsi nell’imprenditoria?
Massimiliano, come figlio ha preso i miei consigli ed ora cammina con le proprie gambe. Nello stesso tempo ad ogni giovane che vuole lavorare nell’imprenditoria, consiglio di lavorare con serietà, umiltà, senza spocchiosità e soprattutto con il sacrificio quotidiano. Il cliente deve essere accolto e curato. Ricordo che vivevo a Piazza Spada, un cliente mi venne a chiamare all’alba per sostituire una gomma dell’auto. Non gli dissi che mi aveva svegliato all’alba. Scesi e gli sostitui la gomma.
Ci sono stati momenti in cui ha pensato di gettare la spugna?
No. Ho sempre affrontato il tutto con forza ed umiltà. Lavoravamo sette giorni su sette, la domenica si staccava alle ore 12. Con i miei genitori e fratelli neanche avevamo la doccia in casa. Andavo a farmi la doccia presso i bagni pubblici di Frascati, dove ad oggi c’è la biblioteca Comunale. Si andava dal barbiere per una sistemata e poi si usciva.
Quanto è stata importante la famiglia?
La famiglia è tutto. Se ti rema contro la famiglia è finita.
Come mai molti imprenditori ad oggi falliscono?
Sono cambiati i tempi, nello stesso tempo è importante saper investire e soprattutto lavorare sodo. Molti imprenditori, vogliono essere imprenditori senza lavorare.
Il Gregorio Zamparini nonno, cosa sente di dire ai Suoi nipoti?
Studiare e fare i sacrifici. La vita non regala nulla, occorre guadagnarsi tutto sul campo. MIa madre mi diceva sempre di stare attento, in quanto i soldi sono rotondi, scappano via.
La Redazione di Argomenti, rivolge i complimenti più sinceri al Signor Gregorio Zamparini per la sua grande umiltà e passione per il lavoro. Il grande amore che traspare per suo fratello Angelo, è la dimostrazione di come si siano formati imprenditorialmente, partendo da umili artigiani.