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La Cartolina del Ricordo

di snanis


In questa
fotografia, tappezzata con ben cinque francobolli sovrastampati “AMG-VG” ovvero Allied Military Government – Venezia Giulia, che ritraggono il Re Vittorio Emanuele III, il console Gaio Giulio Cesare e l’imperatore Gaio Cesare Ottaviano Augusto, è possibile osservare la statua dell’imperatore Cesare Augusto, che si trova nella via omonima della città di Pola.

Chi ha scritto la cartolina ha apposto accuratamente i francobolli sulla veduta della città, proprio per avere a disposizione sul retro, lo spazio necessario per raccontare in poche righe, con la macchina da scrivere, l’emozione, il dolore, la storia di un esodo.

Pensate che la corrispondenza, spedita in data 13 febbraio 1947dall’ufficio postale di Pola Centro, è stata sicuramente scritta mentre veniva firmato a Parigi, il 10 febbraio 1947, il Trattato di pace con gli Alleati, che portò tra l’altro, alla creazione del Territorio Libero di Trieste, dividendo la zona A, comprendente Trieste e il suo hinterland a nord, sotto l’amministrazione anglo-americana, dalla zona B, che includeva la parte nord occidentale dell’Istria, sotto l’amministrazione jugoslava.                                                                                                                  A metà settembre Gorizia e alcune zone della Venezia Giulia occidentale furono restituite all’Italia mentre Fiume, Pola e quasi tutta l’Istria vennero assegnate alla Jugoslavia.

Dalle poche parole del testo, possiamo intuire la sofferenza di chi scrivenel dover lasciare “l’amata città, l’amata Patria”: « Per quanto avviliti e col cuore oppresso da giusto e sacrosanto dolore, lasciamo la nostra amata città piuttosto di sottostare alle angherie di Tito e tradire la nostra amatissima Patria Italia. Fra le lacrime che ci velano gli occhi, gridiamo alto nel cielo la nostra eterna passione. VIVA POLA ITALIANISSIMA ! VIVA L’ITALIA ! ».

Gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, furono costretti all’esodo dopo la Seconda guerra mondiale, per sfuggire alle terribili violenze e alle uccisioni, iniziate già nel 1943, da parte delle colonne partigiane jugoslave, che rivendicavano la Venezia Giulia, per la costruzione di una nuova Jugoslavia.

In tale ottica, i combattenti titini scatenarono nelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata molte volte da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in una vera pulizia etnica con arresti, deportazioni e uccisioni di militari e civili. La sorte di oltre cinquecento persone nella sola provincia di Pola, rimase avvolta per diverso tempo nel mistero. Solo successivamente si venne a sapere che buona parte di loro, dopo un periodo di prigionia, era stata uccisa dai partigiani comunisti del maresciallo Tito che usarono, per far sparire le vittime, le cavità naturali del territorio, le foibe, ovvero voragini spesso a forma di imbuto, particolarmente presenti nel paesaggio giuliano, che sprofondano più o meno verticalmente nel terreno per decine di metri, talvolta con salti di trecento metri, assumendo sembianze di autentici pozzi naturali.

Il 30 marzo 2004, il Parlamento italiano ha ufficialmente riconosciuto il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo”, al fine di conservare e rinnovare la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre dei trecentocinquantamila esuli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.

Anche una cartolina può aiutarci a non dimenticare una pagina dolorosadella nostra storia.

                                                                                                                            Franco Minchella

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