Nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento il turismo era un fenomeno strettamente legato a una clientela facoltosa, aristocratica o borghese. Il turista soggiornava generalmente in stazioni alla moda, con lo scopo di acquisire un certo status sociale. La fine della guerra franco–prussianafavorì un aumento progressivo dell’offerta e della domanda turistica e i “viaggiatori” iniziarono a vivere una stagione d’oro, promuovendo spedizioni improbabili con mezzi improvvisati e finanziando i viaggi con l’impegno di spedire agli abbonati una cartolina da ogni città raggiunta. Grazie a questa nuova forma di viaggio, oggi vi posso parlare della cartolina “globetrotter”. I globetrotter, viaggiando continuamente per il mondo, con l’utilizzo spesso di mezzi di fortuna, rappresentarono il primo sintomo di un cambiamento da un punto di vista turistico, che poi si affermerà nel XX secolo e per decenni furono delle celebrità, che arrivavano nelle città di tutto il mondo, anche se le loro gesta sono state scarsamente documentate. È possibile trovare attualmente informazioni relative a queste cartoline, che ritraggono il protagonista e articoli apparsi nei primi anni del Novecento sui quotidiani locali, solo nei giornali che si celano in archivi e fototeche. Le iniziative turistico avventurose, documentate, di questi viaggiatori, andavano: dal giro del mondo, ai percorsi di interesse vario realizzati in solitaria oppure in compagnia di altre persone e di animali. Alcuni personaggi fantasiosi realizzarono in quegli anni imprese eccentriche, percorrendo migliaia di chilometri con il cavallo, con la bicicletta, spingendo un carretto o un barile, camminando all’indietro oppure camuffati da dirigibile; affrontando innumerevoli difficoltà dovute alla condizione delle strade, alla limitata cartografia, che supportava l’orientamento dei viaggiatori o di ordine sociale, culturale e tecnico, per chi partiva con un mezzo meccanico.
Il più conosciuto cicloturista italiano dell’Ottocento fu lo scrittore Luigi Masetti che nel 1900 si dedicò a un lunghissimo viaggio di diciottomila chilometri, raggiungendo l’Africa dopo aver attraversato la Norvegia e la Russia, fino ad arrivare in Turchia. La giornalista Elizabeth Jane Cochran, in arte Nellie Bly, nel 1888 suggerì invece al proprio editore di tradurre in realtà la finzione descritta nel libro “Il giro del mondo in 80 giorni”, così, emulando Phileas Fogg, protagonista del romanzo dello scrittore francese Jules Verne, partì da New York per intraprendere il viaggio intorno al mondo, percorrendo 24899 miglia in settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. Nellie Bly fu la prima donna a viaggiare attorno al mondo senza essere accompagnata da uomini, divenendo un modello di emancipazione femminile. Il ritratto di questa stampa in bianco e nero, virata al selenio, eseguito alla fine dell’Ottocento dal fotografo signor Caspari, è del giramondo Arturo Winterfeld e dei suoi due fotogenici cani. Il ventottenne tedesco, fisico longilineo, indossa un’uniforme costellata di medaglie e distintivi appartenenti presumibilmente alla sua funzione militare e sul braccio, una fascia con la croce rossa per il servizio di sanità. L’elmetto, che presenta il disegno di un bel sole, copre in parte il viso ovale dell’uomo, che ha occhi grandi e scuri, baffi “ a manubrio” e sguardo fiero. La mano sinistra protegge un borsello, che probabilmente contiene le cartoline da spedire ai suoi clienti mentre la destra impugna il fucile. Lo zaino, di grande aiuto per affrontare il lungo cammino e le catene, che agganciate alla cintura dei pantaloni, legano i due cani neri di taglia medio-grande, suoi compagni di viaggio, chiudono la descrizione del viaggiatore. Sul retro del cartoncino, il Winterfeld comunica di avere un registro che gli consente di documentare il percorso del viaggio a piedi intorno al mondo, che terminerà nel 1915. Molte vicende di questi uomini originali forse sono rimaste incompiute e difficili da ricostruire o da verificare. Molte storie sono rimaste solo abbozzate e documentate da articoli sparsi, mentre tanti altri globetrotter non hanno lasciato traccia delle loro avventure. Angelo, Giulio e Alessandro, tanto per fare dei nomi a caso, ma anche Luca, Filippo, Pina, Fabrizio, Alessia, Roberto, Luigi, Pietro e molti altri amici e compagni di squadra dell’Atletica Tusculum, a quei tempi, sarebbero entrati senza dubbio a far parte di quella schiera di uomini straordinari che giravano intorno al mondo. Stiamo vivendo un’estate all’insegna del lockdown e pensando alla libertà di movimento che avevano questi bizzarri turisti, non nascondo che, con un po’ di invidia, avrei voluto anch’io far parte di quella truppa di viaggiatori, coinvolti nel loro vagabondare, in leggendarie imprese e affascinanti avventure. Anche se in realtà, il viaggio più importante è sicuramente quello che stiamo affrontando oggi, all’interno di noi stessi.
Franco Minchella