Lo scorso 10 febbraio durante la messa in cattedrale delle ore 10.00, su richiesta del consigliere comunale Mirko Fiasco, sono state ricordate le vittime delle foibe. Il ricordo confuso, velocemente sussurrato, è passato quasi inosservato. A dire la verità le vittime delle foibe per molto tempo sono state lasciate nell’oblio, solo nel 2004 infatti è stato istituito il giorno del ricordo dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, purtroppo però, su questa drammatica pagina della nostra storia ancora oggi si avverte un silenzio assordante. Il dramma delle foibe, che si consuma nell’arco di quattro dolorosi anni, affonda le sue radici nella seconda metà del XIX secolo quando italiani e slavi si contendono i territori della Venezia Giulia e della Dalmazia. Con la fine della prima guerra mondiale e la dissoluzione dell’impero austro-ungarico gli slavi perdono gran parte dell’Istria in favore degli italiani. La conseguente politica di snazionalizzazione attuata dall’Italia non tarda ad accendere il malcontento di quella parte della popolazione slava caduta sotto il dominio italiano. Con l’avvento del fascismo poi l’antislavismo e il rancore antitaliano vanno di pari passo. L’attacco nel 1941 di italiani e tedeschi al regno di Jugoslavia e la conseguente resa e cessione della Slovenia del sud e di quasi tutta la Dalmazia all’Italia inaspriscono la situazione. E’ in questo contesto che in tutta la Jugoslavia si organizza il movimento di liberazione capeggiato dal leader comunista Tito. Quando nel 1943, dopo l’armistizio dell’ 8 settembre, la penisola istriana cade sotto il controllo delle truppe comuniste, le cavità carsiche, foibe appunto, diventano la tomba di circa 700 italiani e il numero delle vittime fino al 1945 aumenterà sempre più. Legati gli uni agli altri molti muoiono subito perché fucilati ma altri, trascinati dal peso dei corpi dei loro compagni, cadono vivi nelle foibe. Nel 1947, con il Trattato di Parigi, Zara, Fiume e gran parte dell’Istria passano alla Jugoslavia e per 300.000 italiani comincia un altro calvario: l’esodo. Molti scelgono di andare in Italia, dove però è difficile scrollarsi di dosso l’odiosa etichetta di “profughi”, sono italiani ma non vengono considerati tali da chi il loro dramma non l’ha vissuto. Altri cercano di farsi una nuova vita emigrando in America e in Australia. E’ cosi che la componente italiana viene quasi del tutto spazzata via dai territori istriani e dalmati. Fu solo la risposta alla bonifica etnica del precedente dominio italiano? In fondo non si trattava altro che di fascisti. Non è così, anche se è ciò che è stato raccontato per troppi lunghi anni. Gli eccidi in realtà non risparmiarono nessuno. Barbare uccisioni di italiani, queste in realtà sono state le foibe. Furono spezzate delle vite umane e il loro ricordo ora non va più sussurrato ma gridato a gran voce!
Stefania Viceconti